10 luglio 2012

Stoccolma 16-20 giugno - Diario di viaggio

Dopo aver dovuto rinunciare ad un economicissimo viaggio a Sofia, alla fine di marzo, stava per saltare anche questo perché fino a due settimane dalla partenza, ancora non avevo trovato un compagno di viaggio. A dire il vero l’avevo già trovato e ci eravamo anche accordati sia sulle date che sulla destinazione (Stoccolma) ma il giorno che mi accingevo a prenotare, chiamatolo per una ulteriore conferma (nonostante l’accordo della sera precedente), mi aveva fermato a causa del terremoto in Emilia, accaduto proprio quella notte. Prestando servizio infatti nella protezione civile, non poteva ancora sapere in quali giorni sarebbe stato chiamato per recarsi nelle zone disastrate e c’era il rischio concreto che sarebbe stato durante il nostro viaggio in Svezia.

Incredibilmente, quando ormai ero combattuto tra il partire per la prima volta da solo o rinunciare al secondo viaggio di fila, un venerdì sera ho incontrato il mio vecchio e caro amico Giovanni ed alla richiesta, quasi scherzosa, di accompagnarmi, aveva pensato un pochino e poi aveva risposto di si. Il giorno seguente (sabato 26 maggio) sono passato a trovarlo nell’officina dove lavora e gli ho chiesto se avesse cambiato idea, perché ero ancora un po’ incredulo ma lui confermava ciò che aveva detto la sera precedente.

Fremevo dalla voglia di comprare quei biglietti ed appena sono riuscito a mettere le mani sul computer di casa, in due secondi ho effettuato la prenotazione del volo Ryanair e siamo stati anche fortunati a spuntare un ottimo prezzo. Le prime volte che avevo controllato quel Falconara-Skavsta, il prezzo di aggirava sui 148 euro e molto probabilmente, visto il basso numero di prenotazioni, a sole tre settimane dalla partenza, sono riuscito a prenderlo per soli 66 euro.

Nonostante ci conosciamo da più di 20 anni, con Giovanni abbiamo fatto solamente un viaggio insieme, nel lontano 1996 ad Ostuni, in un villaggio Valtur. Ricordo che ci eravamo divertiti molto ma a pensarci adesso, una vacanza in un villaggio turistico.. brrrrr.. rabbrividisco!

Con il biglietto aereo in tasca, ho proceduto serenamente a cercare l’hotel e mi sono imbattuto in prezzi stratosferici che nonostante fossi stato già due volte in Svezia (la prima a Malmoe-Goteborg e la seconda proprio a Stoccolma) non ricordavo a questi livelli. Ho chiesto anche dei consigli all’agente svedese della ditta per cui lavoro ma alla fine, come sempre, la soluzione è arrivata dall’ottimo Google Maps, abbinato a Booking.com ed ho scelto il Kungsbron hotel, vicinissimo alla stazione degli autobus.

Trovandosi l’hotel in pieno centro, non eravamo legati alla metropolitana per tornare dopo le uscite notturne e potevamo andare liberamente in giro a piedi, facendo anche tardi, senza dover cercare introvabili bus notturni o costosissimi taxi per rientrare. Certo che leggere di camere sotto il livello stradale, non molto grandi e senza finestre mi lasciava un po’ perplesso ma i commenti dei clienti erano quasi tutti positivi. Fosse stato nella sporchissima Londra, ci avrei pensato bene prima di scegliere una soluzione del genere ma a Stoccolma ero sicuro che potevamo stare tranquilli.

Gli ultimi tasselli che mancavano al puzzle della vacanza erano l’organizzazione dei trasferimenti per gli aeroporti, sia per andare in Ancona che da Skavsta a Stoccolma. Per quello di partenza si era pensato in un primo tempo di farci accompagnare per poi decidere di andare in macchina, rischiando di lasciarla nel pericolosissimo parcheggio gratuito della stazione di Castelferretti, proprio di fronte allo scalo dorico. Vetri infranti e danneggiamenti vari sono all’ordine del giorno in quel posto ma noi siamo andati con una vecchia Peugeot, a prova di furto.

Per il trasferimento da Nyköping a Stoccolma, sapevo già che c’era la Flygbussarna, con la possibilità di fare i biglietti da soli in aeroporto. Visto però che avevamo l’arrivo alle 22:50 e ci aspettavano 80 minuti di autobus, dovevamo fare tutto in fretta e non perdere nessun minuto prezioso. Dovevamo arrivare nella capitale prima possibile, al fine di uscire a “fare serata”, perché il sabato era l’unico giorno in cui avremmo trovato vita notturna. Nel sito della compagnia di autobus, c’era per fortuna la possibilità di acquistarli online e risparmiando anche qualche euro, siamo andati a Skavsta con i biglietti in tasca.

*** Sabato  16 giugno ***

Partiamo di casa alle 17:40 di una caldissimo sabato pomeriggio, portando nella borsa giubbini e maglie di lana perché il clima svedese non prometteva niente di buono. Arriviamo alla stazione di Castelferretti alle 18:15 e appena scesi dalla macchina ho notato una signora che lavava la proprio auto in una casa vicina. Mi sono avvicinato e le ho chiesto informazioni su quel parcheggio e lei, tra le altre cose, mi ha detto che poco tempo prima ad un auto, erano state rubate tutte e quattro le gomme, per non parlare di vetri infranti all’ordine del giorno. Bene, ho fatto una foto alla macchina di Giovanni (perché forse non l’avremmo rivista) e siamo andati in aeroporto.

Avendo il volo alle 20:10, a causa dell’impazienza di partire da parte di Giovanni, siamo arrivato al Sanzio con un bell’anticipo. Tutto regolare nei controlli personali ma come è prassi negli ultimi tempi, il personale della Ryanair effettua il controllo a tappeto di tutti i bagagli a mano e la cosa non mi piace per niente. Forse sarò anche in regola però non si sa mai, sempre meglio non farsi controllare e questa volta è stato semplicissimo. Abbiamo aspettato che finisse la fila, la signora addetta ai controlli si è allontanata dalla postazione e noi siamo entrati di corsa con il biglietto in mano.

Siamo decollati, come spesso accade, con un discreto ritardo (20 minuti) sull’orario ufficiale ma come altrettanto spesso accade, siamo arrivati perfettamente in orario, anzi, dieci minuti in anticipo: alle 22:40 abbiamo toccato il suolo svedese. Siamo usciti quasi subito dal piccolo aeroporto che ricordavo perfettamente essendoci stato nel 2008. Ricordavo anche che nelle biglietterie automatiche, avevo buttato via 150 sek sbagliandomi a ritirare i biglietti del pullman. Questa volta non dovevo farlo, avendolo portato stampato da casa ed una volta individuata la corriera abbiamo aspettato solo pochi minuti prima di andare. Alle 23 in punto siamo partiti da Skavsta.

La precisione Svedese non ha limiti, ci sarebbero dovuti volere 80 minuti per fare i 100 km che separano l’aeroporto dalla città e ci abbiamo messo 80 minuti, né uno di più, né uno di meno. Puntualissimi!

Scesi dal pullman, una delle più grandi soddisfazioni dei miei numerosi viaggi. “Dov’è l’hotel?”, chiede Giovanni e dopo aver buttato lo sguardo al di la dei binari della ferrovia, vedo la scritta luminosa in una costruzione vetrata lunga un centinaio di metri (dove c’erano uffici, negozi, appartamenti) che corrisponde al nome di Kungsbron Hotel. “Eccolo là”, rispondo ed in due minuti lo abbiamo raggiunto.

Stava andando tutto perfettamente come avevo calcolato. A mezzanotte e mezza avevamo già fatto check-in, pagato e preso possesso della camera.

Quando abbiamo sceso le scale che portavano alle camere “sotterranee”, ci si è parata davanti agli occhi un immagine che sapeva di film di fantascienza del anni 90. Tre lunghi corridoi, tutti bianchi, con un paio di passaggi intermedi ed una miriade di camere che sembravano un alveare ma una volta entrati non abbiamo riscontrato problemi particolari, se non la mancanza di un armadio o qualcosa per appoggiare le nostre cose. C’era solamente una piccola scrivania ed uno sgabello pieghevole, oltre ai due letti ed un maxi lcd appeso al muro.

Visto che ci sarebbe servita solo per dormire e noi siamo ragazzi che si adattano a tutto, non è stato un problema particolare la mancanza di spazio ma capisco quelli che si sono lamentati. Giusto il tempo di appoggiare le nostre cose, lavarci la faccia e siamo usciti immediatamente.

Per risparmiare tempo, avevamo portato dei panini, mangiati in volo ma non erano stati sufficienti e prima di raggiungere i rinomati clubs del centro, ci siamo dovuti fermare al McDonald’s. Avendo studiato perfettamente le mappe, avendo con me il navigatore e ricordandomi qualcosa dal mio precedente viaggio, trovare il Berns è stato un gioco da ragazzi ma a quel punto, tutti i miei piani fino a quel punto perfettamente riusciti, si sono infranti sulla folla oceanica che voleva entrare.

Abbiamo fatto un po’ di fila per arrivare all’uomo che smistava gli ingressi ed appena eravamo a tiro di voce gli ho chiesto se potevamo entrare. Mi ha risposto che data la quantità di gente all’interno, sarebbero potuti entrare solo quelli in lista e quindi per noi non c’era nessuna speranza.

Abbiamo cambiato locale, recandoci al Café Opera ma la storia è stata sostanzialmente la stessa e passando davanti al Victoria, un discopub abbastanza elegante (che 4 anni fa non c’era), idem.

Quando erano le due e mezza abbiamo deciso di tornare in hotel, dove, con tutta calma, siamo arrivati circa alle tre. Giovanni non ha toccato nemmeno il letto che già russava mentre io ho sfruttato per un po’ l’ottimo wireless dell’hotel, aggiornandomi sui fatti italiani e cercando le ultime informazioni per la nostra vacanza. Alle 4:15 ho spento la luce.

*** Domenica 17 giugno ***

Nell’elevato prezzo della camera (poco più di 100 euro a notte) non era compresa nemmeno la colazione. Per il primo giorno avevamo deciso di acquistarla, alla modica cifra di 95 SEK a testa (11 euro), perché non conoscendo la zona, non volevamo rischiare di uscire e non trovare niente di buono, oppure magari spendere tanto di più.

Sveglia alle 9 o’clock e dopo tre quarti d’ora ci presentiamo nella breakfast room. Ci accoglie una bellissima ragazza di colore (quassù ce ne sono tantissimi) che ci chiede le tessere e ci fa un sorriso che ci rallegra la giornata nonostante meteorologicamente sia una schifezza.

La classica colazione continentale a buffet degli hotel, con formaggi, salumi, pomodori, cetrioli, pancetta, latte, caffè, cereali, pane e confetture varie. Il solito insomma. Unica nota: non c’era nessun tipo di croissant che avrebbe dato quel tocco in più. C’era un simpatico macchinario per le spremute d’arancia che inserendole intere dall’alto, se le prendeva da solo, le spremeva ed espelleva i residui. Bello da vedere ma per l’igiene c’era da sperare che qualcuno le avesse lavate quelle arance.

Finito di mangiare, siamo rimasti nella hall del Kungsbron perché uscire, anche con l’ombrello, era praticamente impossibile, tanto pioveva. C’erano delle ragazze che dovevano uscire per forza, valige al seguito, che non trovando niente di meglio avevano indossato dei grossi sacchi neri dell’immondizia, facendo dei buchi per testa e braccia.

A mezzogiorno, un po’ perché la pioggia era diminuita, un po’ perché non potevamo restare tutto il giorno in hotel, abbiamo deciso di uscire. Per prima cosa siamo andati a vedere all’interno della stazione degli autobus, dall’altra parte della strada, per informarci riguardo il trasferimento per l’aeroporto. Anche in questo caso, mi ricordavo più o meno da che parte bisognava andare ed abbiamo trovato quasi subito sia la biglietteria automatica che il gate dal quale prendere l’autobus per Skavsta.

Usciamo dal City Terminalen e la pioggia, seppur diminuita, continuava a cadere. Visto che era lungo il nostro tragitto, ci siamo fermati nella bellissima S:ta Clara Kyrka (Klarakyrkan). Trattasi della chiesa più centrale di Stoccolma e si dice che sia la terza chiesa più visitata in Svezia dopo le cattedrali di Uppsala e Stoccolma. Anche se non ha particolari monumenti storici, è considerata una delle chiese più belle di Stoccolma

Quando siamo arrivati, stavano terminando una celebrazione religiosa e la cosa che mi ha incuriosito di più è stata vedere i fedeli, alla fine. raggrupparsi tutti da un lato e uscirne con un bicchiere in una mano e qualcosa dentro un tovagliolo nell’altra. Questi sanno come attrarre i fedeli, gli passano la colazione!

All’uscita della chiesa ci siamo fermati due minuti a parlare del più e del meno con un giovane prete che sembrava essere lì per curare le pubbliche relazioni. Quando gli abbiamo detto di essere italiani è sembrato molto soddisfatto e simpaticamente ha voluto dire qualche parola nella nostra lingua. Ci ha detto che gli italiani e gli spagnoli sono tra i popoli più religiosi che lui conosca e quando gli ho detto che mio zio è missionario ed il fratello di Giovanni si sta facendo frate non toccava più per terra dalla gioia.

Proseguiamo il nostro cammino per la principale via pedonale di Stoccolma, Drottninggatan, fino ad arrivare alla piccola isola di Riddarholmen. La principale attrazione dell’isola è la bella chiesa medievale Riddarholm Church (Riddarholmskyrkan), dove sono contenute le spoglie di monarchi ed importanti aristocratici svedesi. Siamo entrati per poterla visitare ma purtroppo bisognava pagare ed abbiamo deciso che eventualmente, saremmo tornati muniti della Stockholm Card (tessera che da diritto a trasporti ed 80 musei e monumenti gratis), nei giorni seguenti.

Nel frattempo si erano fatte le 14 e nonostante la ricca colazione, la fame cominciava a farsi sentire. Sapevo che in Gamla Stan (la old city), dove stavamo passeggiando, c’era uno dei tre Vapiano di Stoccolma ed acceso il navigatore, in due minuti lo abbiamo raggiunto.

Vapiano è una catena di ristoranti italiani, dove si può mangiare principalmente pasta e pizza, di cui avevo letto recensioni molto positive. So benissimo che non bisogna mangiare italiano quando si va all’estero ma nonostante mi ritenga un viaggiatore “professionista” di queste regole me ne frego. Io mangio poche cose, mi fanno schifo le verdure, non voglio sentire nei miei piatti odori di aglio e cipolla e potrei vivere tranquillamente a McDonald’s.

In molti dicono che bisogna provare i piatti tipici dei luoghi visitati ma se quelli mangiano zuppe di cipolle per me possono anche tenersele e se trovo un buon ristorante italiano io mi mangio i tortellini! Nei miei numerosi viaggi, le città dove ho mangiato locale e sono rimasto soddisfattissimo, sono state Kiev e Mosca, con i loro Pelmeni, Vareniki e le loro Kotlete.

Tornando al Vapiano, devo dire che è stupendo. È bellissimo l’interno con diverse aree in cui mangiare, da una parte ci sono tavoli alti e sgabelli, da un’altra parte comode poltroncine. Appena entri ti danno una tessera magnetica su cui vengono memorizzate tutte le cose che prendi, per passare alla cassa quando hai finito e se la perdi devi pagare 80-90 euro.

E’ simpatico il modo in cui preparano le pietanze, cucinandotele davanti gli occhi, in diretta con la pasta ovviamente precotta, per via dei tempi tecnici, ma che non era affatto male. Buono buono buono, andate da Vapiano e poi non costa nemmeno tantissimo (riferito ai prezzi scandinavi). Per un primo ed una bottiglietta d’acqua o di coca, si spende sui 12 euro.

Alle quindici usciamo dal ristorante e proseguiamo verso sud, arrivando a Södermalm, dove vicino alla fermata della metro di Slussen, abbiamo trovato il Katarinahissen, un ascensore alto 38 metri con la vista panoramica sulla città vecchia e sul porto. In cima all’ascensore c’è anche una passerella che porta ad un ristorante (Gondolen) ma, incredibile, non abbiamo trovato il modo per arrivarci (però non ci siamo impegnati tantissimo nella ricerca).

Quando mancano una decina di minuti alle sedici, scendiamo a prendere la metropolitana, per tornare in centro e quando vado a comprare i biglietti, oltre ai due tagliandi, mi danno in omaggio una mazzata sui denti: 72 SEK (all’incirca 8,4 euro). Incredibile!

Ci spostiamo in un altro punto della città, quello famoso per la movida di fascia medio-alta: Stureplan. Facciamo un giro all’interno della Sture Gallerian dove Giovanni paga un caffè come se fosse un pacchetto di sigarette e figuriamoci quanto potranno costare le sigarette! Usciamo, facciamo due foto sotto il famosissimo “fungo”, simbolo del quartiere e scendiamo per Biblioteksgatan, la via dei negozi di lusso.

Camminando verso l’hotel, ci fermiamo per un rapido giro in un altro grande centro commerciale, dove troviamo l’information point per acquistare la famigerata Stockholm Card. Scegliamo quella da 48 ore, perché essendo domenica avremmo iniziato a sfruttarla dal giorno seguente ed il martedì (il mercoledì saremmo ripartiti a mezzogiorno). Il costo è stratosferico, circa 73 euro, ma considerando che un biglietto della metro costa 4 euro, è tutto rapportato. Avevo deciso inoltre quali attrazioni visitare e ad una media di 10-15 euro ognuno ce la saremmo ripagata ampiamente.

Alle 18:30 siamo rientrati al Kungsbron per riuscirne solamente quando mancavano dieci minuti alle nove. Siamo scesi in centro e ci siamo diretti subito al McDonald’s per un panino veloce che poi tanto veloce non è mai perché se ti siedi sulle poltrone, spesso si è talmente stanchi che non ti lasciano andar via e ti trattengono nel loro abbraccio mortale.

Terminato di mangiare siamo passati a vedere a Stureplan ma non c’era tanta gente, come era chiaramente scritto in tutti i siti che avevo consultato, la domenica (fino al mercoledì) gli svedesi riposano. Dopo una bella camminata, siamo tornati al Berns, vicino al McDonald’s in cui avevamo cenato, che mi aveva dato una delle più grosse delusioni la sera precedente, non facendoci entrare.

Di domenica si entrava tranquillamente e soprattutto gratis, c’era un dj che suonava e considerando la giornata non proprio movimentata, un discreto numero di persone. Entrati alle 23:15, siamo rimasti per un paio d’ore prima di riprendere la strada dell’hotel.

Poco prima delle due siamo rientrati al Kungsbron e dopo la classica oretta al computer, quando Giovanni dormiva già da un pezzo, ho spento la luce anch’io.

*** Lunedì 18 giugno ***

Visto che la sera precedente non avevamo fatto troppo tardi (solo le 2:45), iniziamo la giornata con una sveglia quasi da giorno lavorativo, le 8:15. Uno po’ per pigrizia, un po’ per comodità, decidiamo di fare nuovamente colazione in hotel e quindi saliamo alla reception, paghiamo i nostri 22 euro (190 SEK) e ci prendiamo i due tagliandi da consegnare alla cameriera.

Usciamo dall’hotel alle dieci in punto e scendiamo in centro (Sergels Torg) a prendere il tram per Djurgården, una delle isole più grandi dell’arcipelago, dove sono i principali musei, tra cui: il Vasa museum, lo Skansen, l'acquario, il museo di arte nordica, la galleria Thielska ed il parco reale.

In meno di dieci minuti, arriviamo al Vasamuseet (Museo Vasa), prima tappa della nostra “giornata culturale” e muniti della Stockholm Card, entriamo decisi a recuperare i primi 13 euro (110 SEK) dei 73 pagati per la tessera.

Ad attenderci troviamo la folla delle grandi occasioni, quella del lunedì mattina (anche se credo sia sempre così a Stoccolma) e dobbiamo fare un bel po’ di fila prima di entrare. Una volta all’interno ci si para subito davanti questo gigantesco vascello svedese, intorno al quale è stato costruito tutto il museo.

Affondato nel 1628, il galeone Vasa, era una delle navi più grandi del suo tempo, costruito in legno di quercia e lungo 62 metri. La sua storia è la fotocopia del ben più famoso Titanic, perché anche il vascello è affondato durante il viaggio inaugurale, nell'arcipelago di Stoccolma ma dopo essere rimasto sommerso per oltre 300 anni, alla fine è stato recuperato.

Avevo letto commenti discordanti sul Vasamuseet, chi lo osannava e chi diceva che era una merda. In effetti la verità, secondo me, sta nel mezzo. Si tratta di una bellissima nave, imponente, gigantesca, che purtroppo non si può visitare all’interno perché dentro non credo ci siano tante cose, se non dei restauratori. Ricordo invece di una bellissima visita all’interno dell’imbarcazione, nel Museo della nave polare Fram, durante il viaggio ad Oslo, che ci era piaciuta tantissimo.

Intorno all’involucro del Vasa si è costruito tutto il museo, con numerosi reperti, plastici e contributi audiovisivi che però lasciano il tempo che trovano. Diciamo che chiamarlo il più importante museo di Stoccolma è un po’ esagerato.

Usciamo dal museo della grande nave e rimanendo a Djurgården, andiamo a visitare il villaggio di Skansen, ignorando completamente il Nordiska Museet, vicino al Vasa. Avevo letto infatti che nonostante il bellissimo palazzo in cui era contenuto, il Nordic Museum (National Museum of Cultural History) fosse estremamente noioso e da vedere solo se si era già visto tutto il resto.

Il villaggio di Skansen (ingresso 140 SEK), posizionato in una delle zone più alte della città, è un "parco nel parco". Infatti la stessa isola di Djurgården, dove esso si trova, è un fantastico paradiso naturale, pieno di verde, prati e viali alberati. Andare a Skansen significa fare un viaggio indietro nel tempo, visitando le casette dislocate qua e là, caratteristiche della Svezia di fine '800, inizi '900. Ottimo per una gita in famiglia e molto amato dai bambini per via dello zoo, Skansen è considerato da molti il museo all’aperto più antico del mondo.

Giriamo nel parco per quasi due ore ed ogni cinque minuti Giovanni ripeteva: “ci devo portate Riccardo” (il figlio). In effetti c’erano tantissimi bambini, entusiasti nel vedere animali abbastanza insoliti. Quelli che riscuotevano maggior successo erano i lemuri, quelle simpatiche scimmiette con gli occhi spiritati e la coda colorata ad anelli con cui era possibile venire a contatto, entrando nella grande gabbia che li conteneva. Anche gli orsi hanno fatto la “parte del leone” (è solo un modo di dire, non parlo di travestitismo) nella classifica dei più ammirati dal pubblico.

Una usanza svedese che mi ha incuriosito molto è quella di far indossare ai bambini uno di quei gilet giallo fluo che tutti noi abbiamo in auto e che dobbiamo mettere in caso di incidente. Quasi tutti i ragazzini in quel parco li avevano indosso. Forse è una regola per le scolaresche o gruppi di bambini nelle visite guidate.

Usciamo dal parco alle 13:45 e dopo una combinazione tram-autobus, in venti minuti riusciamo ad arrivare alla Kaknästornet, l’altissima torre della televisione che dall’alto dei sui 155 metri, offriva un panorama incredibile su tutta la città. Credo di non essere mai salito, aereo a parte, così alto dal suolo! Si dice che in giornate particolarmente terse si riesca a vedere anche l’Italia (non è vero).

Grazie alla Stockholm card abbiamo il biglietto per l’ascensore gratuito e così recuperiamo altre 45 SEK dall’investimento iniziale. In pochi secondi arriviamo al trentesimo piano, dove troviamo un bar-ristorante ed a parte fare qualche foto e contemplare il panorama, non c’era molto altro da fare. Girando intorno alle vetrate, per evidenti motivi non pulitissime, ho trovato una rampa di scale che ci ha portato ancora più in alto, facendoci salire ancora di un piano, dove c’era la possibilità di uscire all’aria aperta (e che aria!). C’era una fitta rete metallica che ingabbiava tutto il terrazzo ma almeno si riusciva a mettere l’obbiettivo della macchina fotografica all’interno delle maglie e fare delle foto normali, senza i riflessi dei vetri.

Dopo circa trenta minuti, alle 14:45, usciamo dalla torre e tornati in centro, andiamo a mangiare di nuovo al Vapiano ma questa volta in quello a due passi dall’hotel (ce non sono tre a Stoccolma e li avevo memorizzati tutti sul navigatore).

Placata la fame, proseguiamo spediti nella nostra giornata culturale recandoci a visitare il municipio (Stadshuset), dove arriviamo alle 16:40. Dopo un rapido giro, capiamo che si potevano fare due tipi di visite distinte: l’interno del municipio vero e proprio e la sua torre. Per il primo, l’accesso era già chiuso ma avevamo visto che c’era una guida (l’unica possibile) in italiano l’indomani alle dieci mentre per la torre, visitabile a gruppi di 30 persone, l’ingresso successivo era alle 17:15.

Prendiamo il biglietto (compreso nella Stockholm card) ed aspettiamo nel giardino interno che si affaccia su di un piccolo lembo di mare (non ho capito se mare, lago o fiume), offrendo la vista molto bella delle isole di fronte, con le torri delle loro chiese che spiccavano sul paesaggio. Ne approfitto per fare qualche foto ed all’orario stabilito iniziamo la visita della torre.

Di ascensori neanche a parlarne e dopo una bella scarpinata arriviamo esausti in cima. Anche in questo caso il panorama è bellissimo, magari non dalla stessa altezza della torre delle tv ma decisamente più bello perché, essendo in centro, si potevano osservare dall’alto tutti i monumenti principali. La vista che mi è piaciuta di più è stata quella dal lato di Riddarholm, l’isoletta davanti la città vecchia (Gamla Stan) con la torre della Riddarholmskyrkan, la sua chiesa. Si vedevano perfettamente anche il palazzo reale e le due chiese della old city, la cattedrale e la chiesa germanica.

Panorama a parte, nella torre non c’era molto altro, se non delle sculture e qualche quadro in un piano intermedio. Tra le varie sculture dalle dimensioni ragionevoli, c’era anche un personaggio ignudo di almeno 10-12 metri che non ho capito come abbiamo fatto a metterlo li dentro. Grande mistero.

Dopo una mezzora siamo scesi o, per dirla tutta, ci hanno fatto uscire e dopo un rapido giro nel cortile, alle sei e mezza siamo tornati in hotel. A dire il vero, io sono tornato al Kungsbron mentre Giovanni voleva andare a visitare alcuni negozi di articoli per la caccia che avevamo visto la sera precedente.

L’intenzione era di uscire alle otto e mezza-nove ma prima delle dieci non ce l’abbiamo. C’era una leggera pioggerellina ma per solidarietà con Giovanni che aveva perso l’ombrello, non l’ho preso nemmeno io. Arrivati nei pressi del solito Berzelii Park, nonostante il socio non mi avesse voluto accompagnare, sono dovuto passare a mangiare un panino veloce al McDonald’s che visto che c’erano zero persone alla cassa (mai successo), è stato velocissimo.

Un giro per la città e poi, visto che avevamo i trasporti gratis, siamo scesi nella metro per andare verso Sodermalm, il quartiere giovane di Stoccolma, molto vivo di notte e ricco di locali (pub, discopub, discoteche, fast food). Forse per via della pioggia che c’era stata, oppure per essere stato lunedì, c’erano solo poche persone nella grande piazza  (Medborgarplatsen) appena fuori dalla fermata della metro.

In effetti abbiamo visto molti locali e le informazioni che avevo erano senz’altro corrette ma credo che la vera movida si trovasse solamente nel weekend e non certo alla mezzanotte e mezza del lunedì.

Non ero sicurissimo sull’orario di chiusura della metro ma da qualche parte avevo sentito dire l’una (forse solo per qualche linea), fatto sta che a mezzanotte e quaranta l’abbiamo ripresa per tornare in hotel. All’una in camera e poco dopo le tre mi sono messo a letto. E’ incredibile il fatto per cui, più si rientra in camera presto, più si va a letto tardi (almeno per me). E’ inversamente proporzionale.

*** Martedì 19 giugno ***

Sveglia alle otto, doccia, colazione ed alle 9:20 siamo usciti di gran carriera per recarci al Municipio, dove alle dieci sarebbe iniziata la visita guidata in italiano. Non ci siamo resi conto di quanto eravamo vicini, nonostante c’eravamo stati la sera precedente e lo abbiamo raggiunto con largo anticipo, in appena dici minuti.

Dopo aver fatto i biglietti (90 SEK, gratis con la card) per ammazzare il tempo, manco a dirlo, ho fatto qualche foto. Alle dieci in punto siamo stati radunati dalle guide per fare i gruppi, divisi per lingua ed iniziare la visita. Il gruppo di lingua italiana era composta da cinque persone, Giovanni, io, una coppia di fidanzati ferraresi ed una svedese che parlava italiano, forse una futura guida che era li per imparare il mestiere.

Le cose da imparare non è che fossero tantissime, per via della rapidità della visita, ma ci ha fatto piacere ascoltarle in italiano. Appena radunati, il primo avvertimento che ci hanno dato è stato quello di non allontanarci, perché nonostante l’apertura ai turisti, quello era pur sempre il municipio di Stoccolma e c’erano delle misure di sicurezza da osservare.

Da Tripadvisor: Il palazzo del Municipio è riconoscibile da lontano per via dei mattoni rossi, otto milioni si dice ed è in stile romanico, con la guglia di 106 metri sormontata da tre corone dorate. Nel suo interno il meraviglioso Gyllene Salen, Salone Dorato, completamente decorato con mosaici da 18 milioni di tessere d'oro (la guida vi farà notare i grossolani errori dell'architetto). Nella sala consiliare si svolgono le riunioni della giunta comunale di Stoccolma e sempre all'interno delle sue mura si tiene il grandioso banchetto dopo la consegna dei Premi Nobel (fino a 1500 persone). Per quella occasione vengono apparecchiati i tavoli dei partecipanti con un servizio di posate che poi viene riposto fino alla prossima consegna dei Nobel. Il parco del palazzo guarda sull’acqua del lago Mȁlaren ed è formato da un bel giardino con statue e fontane.

Iniziamo la visita da un grande salone che nell’intenzione dell’architetto, doveva rappresentare una piazza italiana, credo San Marco di Venezia. Intenzioni nobilissime ma alla fine ci hanno dovuto mettere un tetto perché a Stoccolma con il clima non si scherza. Come soluzione hanno alzato leggermente la struttura mettendo delle finestre lungo il perimetro della stanza. In quello stanzone viene servita la cena di gala durante la serata dei nobel.

Ci siamo addentrati poi nei meandri dello Stadhuset, camminando speditamente per i corridoi, fino ad arrivare alla stanza più bella e famosa, il salone dorato. E’ stato davvero interessante ascoltare la guida che ci ha spiegato le tecniche di costruzione del mosaico, soffermandosi ampiamente nel descrivere i numerosi errori e le critiche rivolte all’opera. In effetti, fai un mosaico su un muro e tagli la testa ad un cavaliere perché non c’entra? Oppure, raffiguri una donna grande come tutta la parete e la fai somigliare ad un mostro che a dirgli brutta gli fai un complimento!? Va bene l’arte ma il brutto lo riconoscono tutti.

Dopo le ultime interessantissime spiegazioni sulla preparazione della cena per la consegna dei Nobel, dove si cucinava, dove passavano i camerieri e quanto tempo avevano per sparecchiare, avevamo completato il giro.

Siamo usciti alle 10:45 e ci siamo diretti al Palazzo Reale (Kungliga slottet) che in teoria era vicinissimo ma in pratica, per eccesso di sicurezza, non ho guardato la cartina ed abbiamo sbagliato strada. Tornati sulla retta via, alle 11:30 siamo finalmente entrati (100 SEK) e dopo essere partiti da soli, abbiamo trovato una guida italiana con un gruppo di croceristi della MSC e ci siamo accodati. Li abbiamo seguiti ed usufruito delle spiegazioni ma andavano molto veloci ed erano arrivati quasi alla fine.

Dalla rete: Il Palazzo Reale di Stoccolma (Kungliga Slottet), edificio rinascimentale tra i più grandi al mondo, con oltre 600 stanze e cinque musei al suo interno, in origine (tra il XII e il XIII secolo) era un torrione. Il Castello, conosciuto come Tre Kronor (“Tre Corone”), fu distrutto da un incendio e l'attuale Palazzo venne costruito sulle sue ceneri, nel 1754. Il Palazzo è stato costruito in stile barocco italiano, con una gran ricchezza di colori e decorazioni elaborate. Oggi, il Palazzo Reale è aperto al pubblico per visite guidate, in quanto non è più residenza della Famiglia Reale. Al suo interno, comunque, si celebrano eventi relazionati con la monarchia come ricevimenti ufficiali e feste. Ogni giorno si può assistere al caratteristico cambio della guardia. La visita guidata comprende gli appartamenti reali, il Museo Tre Corone (Tre Kronor Museum), situato nell'interrato, con una collezione di reliquie del precedente palazzo, la Stanza del Tesoro, dove si possono vedere le corone reali tempestate di diamanti e preziosi, l'Armeria Reale, dove  sono esposte armature e vesti reali, costumi d’epoca e carrozze delle scuderie reali  e il Museo delle Antichità di Gustavo III.

Usciti loro siamo usciti anche noi e nonostante ci fossero altre aree del palazzo da visitare, ne avevamo già piene le tasche ed abbiamo proseguito per la cattedrale (Storkyrkan).

Da edreams,it: La Cattedrale di Stoccolma, Storkyrkan, è la prima chiesa della città ed è stata nominata per la prima volta in un testo del 1279. All'interno della cattedrale spiccano elementi decorativi come la statua di San Giorgio e il Drago, realizzata in legno nel 1489. Situata nel centro storico di Stoccolma, questa chiesa di oltre 700 anni è stata ampiamente ristrutturata nel XVIII secolo. Oggi, sono state conservate solo le pietre dell'antico muro.

Terminata la visita alla Storkyrkan, abbiamo fatto una passeggiata per le viuzze della città vecchia, piena di turisti e di negozi di souvenir. Camminando ed osservando le vetrine dei negozi, siamo arrivati alla fine dell’isola, vicino all’ascensore di Katarina. Prendiamo la metro (Slussen) ed alle due siamo torniamo in hotel da cui io sono uscito immediatamente per andare a mangiare (al Vapiano) e Giovanni era rimasto a riposare.

Torno dopo mangiato, carico di iniziative ma Giovanni era più morto che vivo ed allora le nostre strade si sono separate. Mentre lui riposava, io ho sono andato da solo in direzione del Globe Arena, il grande pallone polifunzionale. Purtroppo la linea verde della metro, prima del Globen si divideva in due e non avevo assolutamente la cognizione di dove stessi andando fino a che non ho visto scritto sul display il nome della stazione successiva. Avevo sbagliato!

Pur non essendo il treno per il Globen, ho continuato la corsa perché nelle note della città, avevo segnato un punto di interesse poco più avanti. Si trattava di Skogskyrkogården, il cimitero monumentale della capitale svedese, patrimonio dell’Unesco. Non c’era molto da vedere ma era abbastanza dispersivo per via di un prato infinito che sembrava il desktop di Windows XP.

Da Turistipercaso.it: Skogskyrkogården è un cimitero monumentale realizzato a Stoccolma, agli inizi del '900, da due giovani architetti seguaci del funzionalismo: Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz. Ospita le spoglie di personaggi come Greta Garbo. Le lapidi in pietra recano solo nomi perché tutto è silenzio, tutto è essenziale nel Nord, sia per la vita che per la morte. Ci sono solo fiori rossi che nascono dalla terra davanti alle lapidi, con pochissime croci, solo nomi e date, immerse nel prato verde.

Giusto il tempo di camminare da un lato all’altro del cimitero, incontrare un funerale, e sono tornato quasi subito alla metro, questa volta deciso a raggiungere il Globe Arena. Arrivo alle metropolitana alle 16:30 ma essendo in periferia, la frequenza dei treni non era la stessa del centro ed ho dovuto aspettare 11 minuti prima che passasse (in centro si aspettano massimo 3-4 minuti).

Finalmente, dopo la lunga attesa, riesco a raggiungere il famoso Eriksson Globen ma non ce n’era affatto motivo, visto che scopro che l’unica cosa accessibile è la cabina dello “Skyview”. Non si può entrare dentro il “pallone”. Chiedo informazioni alla biglietteria e mi dicono che presto saranno attrezzati anche per delle visite all’interno della struttura. OK, tornerò un’altra volta.

Da wikipedia: L'Ericsson Globe, conosciuto anche con il nome di Stockholm Globe Arena o semplicemente Globen, è un impianto polifunzionale situato nel distretto di Johanneshov presso Stoccolma. La struttura rappresenta la più grande costruzione emisferica del mondo: il suo diametro è di 110 metri ed un'altezza interna di 85. I materiali utilizzati per la sua edificazione sono principalmente acciaio, cemento e vetro. Ha una capacità di 16000 posti a sedere per spettacoli e concerti, e di 14119 per le partite di hockey su ghiaccio o altri eventi sportivi. Nel febbraio 2010 sono stati ultimati i lavori per lo SkyView, ascensore formato da due cabine sferiche di vetro (del diametro di circa 4,5 metri) in grado di portare fino a 16 persone ad un'altezza di 130 metri circa, offrendo una visuale panoramica sulla città.

Si erano fatte le cinque del pomeriggio e non avendo niente di importante da fare, ho girato una mezzora all’interno del grande centro commerciale vicino allo stadio, per poi tornare in centro. Sceso alla T-Centralen, visto che era presto per tornare in hotel e complice la bella giornata di sole, ho passeggiato un po’ per la città scoprendo quanto gli abitanti di Stoccolma siano dediti al rito dell’happy hour. I tavoli all’aperto dei numerosi bar nel Kungsträdgården straripavano di persone e c’era tantissima gente anche all’interno del piccolo parco cittadino, seduta nelle panchine o attorno all’acqua di una grande fontana.

Prima di rientrare, il solito panino al McDonald’s ed alle 19:45 sono tornato al Kungsbron. Giovanni ancora non c’era ma è tornato poco dopo. Pausa lunga, prima della nostra ultima serata che ho impiegato in buona parte per scrivere cartoline. Finalmente, ad un quarto alle undici, siamo usciti in cerca di vita.

Puntiamo decisi nella zona di Stureplan ma non troviamo niente di soddisfacente, così scendiamo verso il Berns, dove entriamo poco dopo la mezzanotte. Le solite belle persone, affollato ma non troppo, un deejay che metteva musica ritmata e fino a che non ha chiuso abbiamo passato una bella serata. Quando era solamente l’una, come per magia, le serrande motorizzate dietro al bar si sono chiuse a coprire le bottiglie e poco dopo, un grosso signore di colore, invitava tutti a sgombrare il terrazzo. Non c’era altro da fare che tornarsene in hotel, dove siamo arrivati verso le due.

*** Mercoledì 20 giugno ***

Nell’ultimo giorno di questa bella vacanza ci siamo svegliati prestissimo, alle 7:30. Volevo scrivere “all’alba” (metaforicamente) ma in Svezia, in questo periodo, il tramonto e l’alba si uniscono non facendo mai veramente notte, c’è sempre un po’ di luce. Colazione veloce ed alle otto e quaranta siamo già usciti.

Abbiamo iniziato da Hötorget, vicino all’hotel, dove c’era il solito mercato mattutino di frutta e verdura ma vi si poteva trovare di tutto, non solo ortaggi. Siamo poi scesi lungo Drottninggatan, la principale via pedonale della città, in cerca di qualche regalino da portare a figli, compagne (Giovanni) e nipoti (io).

Trovato due giallissime maglie della nazionale svedese, io mi potevo ritenere soddisfatto. Alle undici sono tornato in camera a preparare la borsa, visto che la dovevamo lasciare per mezzogiorno. Giovanni invece era rimasto in giro a cercare disperatamente un paio di scarpe che secondo me avrebbe pagato due volte, una al negozio ed una all’aeroporto quando gli avrebbero controllato le dimensione del bagaglio.

Alle 12:10 lasciamo il Kungsbron e traversando la strada ci troviamo in un baleno alla stazione degli autobus. Avevo preso l’hotel in una posizione favolosa. Non sapevamo con precisione a che ora sarebbe partito il pullman per l’aeroporto ma indicativamente pensavo che ce ne fosse uno ogni trenta minuti. Considerando che l’aereo sarebbe partito alle 16:20 e che ci volevano 80 minuti per arrivare a Skavsta, eravamo tranquillissimi con i tempi, potevamo partire da li anche all’una e mezza e non ci sarebbero stati problemi.

Nel mentre arriviamo ai gates da dove partivano gli autobus, vedo una porta scorrevole (tipo ascensore) che si sta chiudendo, proprio in quello che dovevamo prendere noi. Forse sarebbe bastato premere un bottone e si sarebbe aperta ma per sicurezza, mi sono fiondato a bloccarla, chiamando a gran voce Giovanni che era rimasto indietro.

Alle 12:30 precise siamo partiti per Nykoping, la città nella quale ha sede l’aeroporto, arrivando puntualissimi alle 13:50. Un bel pranzetto al self service che forse è stato il pasto migliore della vacanza ed alle 15:40 eravamo tutti in fila per l’imbarco. Forse era meglio starsene seduti e cercare di evitare quella situazione perché ad un certo punto è arrivato un ragazzo con la divisa della Ryanair che ha iniziato a controllare tutti i bagagli. Nooo!

Inizia a controllare quelli vicino al cesto metallico e mi sentivo tranquillo, io ero a metà della fila e bastava non avvicinarsi. Terminato con tutti quelli che poteva facilmente raggiungere intorno a lui, ha estratto dal cilindro uno scatolone di cartone con maniglia, aperto da un lato (mai visto prima!) che posizionava sopra le valige per controllarne le misure ed ha iniziato a percorrere la lunga fila di persone a ritroso, venendo verso di noi. A quel punto scappare dalla fila sarebbe stato leggermente sospetto ed abbiamo deciso di affrontarlo, sperando nella elasticità del cartone e tenendo a portata di mano la carta di credito per la probabile multa.

Quando arriva a noi, la mia borsa quasi nemmeno la guarda, perché non essendo rigida destava meno sospetto e quella di Giovanni che era almeno il doppio delle dimensioni normali, essendo anche essa tipo saccone, è stata fatta mettere in verticale e fatta comprimere per verificarne la consistenza. A quel punto, soddisfatto, nemmeno l’ha misurata ed ha proseguito controllando le altre persone. Salvi anche questa volta!

Decolliamo alle 16:55, con un bel ritardo sull’orario ufficiale (16:20) ma che recuperiamo in parte durante il volo, atterrando alle 19:20 (19:05 orario ufficiale). Usciti dall’aeroporto, rimaneva soltanto l’ultima grossa incognita: avremmo ritrovato la macchina? Se si, in quali condizioni?

Usciamo dal sottopassaggio che collega l’aeroporto alla stazione ed appena metto la testa fuori la vedo: la macchina c’è! Ci avviciniamo per vedere se ci sono anche le gomme ed i vetri intatti e... Siiiii! Tutto a posto, nessun atto vandalico!

Dopo una trentina di minuti di autostrada, alle 20:10 sono arrivato a casa, con la cena già pronta sul tavolo e Scipione (l’anticiclone africano) che mi faceva rimpiangere ancora di più la bella vacanza di Stoccolma.

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